​Lezione di interior design # 2: nel cuore della casa

Guido Musante Guido Musante
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In un Libro delle Idee recente vi avevamo iniziato a raccontare alcuni dei segreti degli esperti per progettare gli interni della vostra casa. In questa lezione di interior design # 2 vogliamo entrare ancora più a fondo in quelle tematiche affrontate, esplorando la casa come un territorio di frontiera che necessiti di essere tracciato su nuove mappe concettuali. Come ogni esploratore procederemo anche guidati da segnali che ci consentano di orientarci tra le pareti domestiche come se fossimo in una fitta jungla o in un vasto deserto senza fine.

Ogni progetto illustrato a seguire costituisce così, per certi versi, un segnale che rinvia al successivo e che segna la tappa di un percorso. Ognuno dovrà però sentirsi libero di interpretare il percorso a proprio modo e in maniera non dogmatica, purché accompagnato da una intrinseca coerenza.

Uno dei modi, o delle metafore, attraverso cui è stato osservato l'interno di una casa è quello della città. Per certi versi lo spazio abitato è una piccola porzione di città, abitata da una popolazione ridotta ma definita, con proprie regole sociali, con spazi pubblici e altri privati, con scambi e norme condivisi, con dinamiche di interrelazione e di movimento di uomini e cose. Rispetto alla città “esterna” l'interno possiede però un rapporto più diretto con il corpo e le sue dinamiche e si relaziona anche con “l'interno”, il regno del pensiero e dei desideri.

E così, quando arrediamo una casa e ne disponiamo gli elementi interni è un po' come se ci cucissimo un vestito direttamente sui pensieri, interpretando non solo i nostri bisogni ma i sogni e le immagini che più inseguiamo.

​Seguire il racconto dello spazio

Il racconto dunque prosegue, o forse meglio inizia proprio tra quattro mura, dove si consuma e si rinnova l'avventura del quotidiano. Ogni ambiente è portatore di una storia, sempre un po' diversa ogni volta che la osserviamo.

Seguire il racconto dello spazio significa abituarci a osservare le cose in maniera incantata, un po' come se le vedessimo sempre per la prima volta, ma significa anche fare attenzione allo “stile” della scrittura, limare i dettagli, compiere piccole ma continue e sostanziali revisioni alla forma. Sapendo che, segretamente, i protagonisti della vicenda, siamo proprio noi.

Guardare l'interno come l'esterno

Può apparire una contraddizione, quando si parla di architettura degli interni, l'invito a osservarla come se si trattasse di una porzione di spazio esterna. Eppure, adottando questo tipo di “occhiali” potremo scoprire prospettive nuove, utili a espandere gli orizzonti concettuali dell'ambiente nel quale abitiamo e a proiettarli in dimensioni inedite e di maggiore respiro.

Così come quando guardiamo un paesaggio arioso la nostra mente è portata a viaggiare analogamente dobbiamo potere scoprire il mondo nelle piccole cose che ci circondano, nella loro disposizione, nel loro dialogo. Il viaggio, come insegnano i grandi scrittori di avventura, inizia seduti al proprio tavolo, a fianco a un camino che arde.

Nell'immagine: l'interno di un loft a Milano Lambrate progettato da Alloridesign.

Gli oggetti parlano

Le cose sono dotate di un'anima? Senza voler aprire un dibattito animista dal sapore squisitamente filosofico possiamo rispondere nel nostro caso: sì e no. Attenzione: non è una risposta casuale. Se consideriamo gli oggetti dotati di un'anima allora inizieremo a progettare gli interni a partire da loro, dalle loro qualità e dal rapporto reciproco in cui li mettiamo in condizione di agire. Se consideriamo all'opposto gli oggetti come non dotati di un'anima allora li considereremo come parte di un più ampio tema spaziale, come i frammenti di un mosaico del progetto che va sempre e comunque ricondotto alla madre-architettura.

Meglio un mobile in meno che uno in più

Ecco una formula che più dirsi sempre valida. Attenzione: non stiamo parlando del solito minimalismo: un'attitudine che da raffinata pratica progettuale per guardare il mondo è stata spesso trasformata in banale e piatta replica stilistica priva di calore. La bulimia progettuale è invece un classico errore che ci può inaspettatamente cogliere quando ci prefiggiamo di realizzare un progetto completo del nostro ambiente abitato.

In fondo è una tendenza che si accompagna a molte pratiche creative: siamo sempre tentati al tocco in più, alla pietanza segreta dello chef, alla piroetta decisiva. In qualche caso il tocco d'arte è proprio quello che non c'è.

​Attenzione ai materiali

Per ritornare con i piedi a terra ecco un consiglio antico almeno quanto quelli della nonna. I materiali! Parafrasando una vecchia e mai troppo ripetuta massima si potrebbe affermare che nell'interior design le regole fondamentali sono tre: materiali, materiali e materiali.

In maniera un po' più teorica si potrebbe ricordare che il progetto degli interni è sempre e comunque un metaprogetto, agisce infatti sugli aspetti caratterizzanti dello spazio e non su quelli strutturali, definiti dal progetto architettonico. Pensate che sull'idea del metaprogetto l'industrial design ha negli ultimi 30 anni cambiato completamente i propri connotati. Materiali, materiali e ancora materiali!

​Bisogni e desideri

L'interior design è lo spazio dei bisogni o quello dei desideri? Iniziamo col dire che, secondo la maggior parte dei sociologi (praticamente secondo tutti) la stagione contemporanea è quella in cui si registra, nel mondo occidentale, lo scivolamento tra la priorità dei bisogni e quella dei desideri. La società dei desideri trova proprio il proprio pieno compimento negli interni, pubblici o privati che siano. Attenzione però, perché bisogni e desideri sono complementari e se oggi l'orizzonte guarda verso una direzione domani potrebbe invece spostarsi radicalmente verso l'altra.

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